La ragazza dello Sputnik - Recensione

Non avendo mai letto un libro di Murakami, ho preferito adottare un approccio pacato e oggettivo nella lettura. Messi da parte i commenti che esaltano l’autore iperbolicamente, ho iniziato la lettura de La ragazza dello Sputnik.

Trama

Il romanzo inizia presentandoci lentamente nei primi capitoli quelli che saranno i protagonisti dell’intreccio: il narratore, di cui non conosciamo il nome, e racconta la vicenda in prima persona; Sumire, eclettica ragazza, appassionata di scrittura alla ricerca costante di un posto nel mondo; e infine Myu, commerciante di vini di mezz’età conosciuta da Sumire ad un matrimonio. La storia è ambientata in una Tokyo quasi accennata per poi spostarsi brevemente in Italia, in Francia e trovare il suo climax in un esotico e paradisiaco atollo greco. Inaspettatamente, la storia può essere divisa in due parti, iniziando come un romanzo moderno in cui si affrontano i temi della solitudine, dell’amicizia, della ricerca del desiderio sessuale, in cui il narratore e Sumire lottano con il loro senso di inadeguatezza, di non aver trovato il loro posto nel mondo, fino all’arrivo di Myu, che permette lentamente alla storia di carburare. I tre personaggi chiudono il triangolo completandosi a vicenda. Successivamente, terminate le prime 50 pagine, la storia inizia a virare rapidamente con un evento inaspettato che terrà il lettore sospeso fino alla fine: il romanzo si trasforma, da genere rosa e moderno che a tratti mi ricorda Andrè Aciman, in un romanzo d’avventura, un thriller a tinte gialle che però thriller non è, fino ad assumere un tono quasi onirico, in cui il narratore pur restando sempre coi piedi per terra inizia ad interrogarsi sul suo posto nel mondo. Il romanzo ritorna spesso sul tema del satellite (lo Sputnik del titolo), la cui orbita in costante horror vacui, contempla il sublime della vita ed è metafora di come si sentano i personaggi in balia degli eventi a loro riservati.

Quando le orbite dei nostri satelliti per caso si incrociano, le nostre facce si incontrano. E forse, chissà, anche le nostre anime vengono a contatto. Ma questo non dura che un attimo.

Un finale ambivalente

Uno degli aspetti più affascinanti e carismatici di questa storia è la capacità di suscitare sensazioni e sentimenti che variano da lettore a lettore. La prima parte la ritengo un po' lenta e quasi inconcludente per poi prendere una piega inaspettata che mi ha tenuto incollato al libro finendolo tutto d’un fiato. Confrontandomi con altre recensioni, una fetta di lettori invece ha adorato la prima parte trovando però fumosa e troppo onirica la seconda. Questa ambivalenza nella lettura, vero e proprio punto di forza del romanzo, ha la sua massima espressione nel finale, la vera e propria magia che l’autore riesce a realizzare in questo libro, nella quale ogni lettore si ritrova a leggere una fine differente. Ma la cosa che più stupisce è che la conclusione è solida, senza lasciare apparentemente troppi dubbi, ma che in realtà riesce ad esser interpretato in più di tre modi completamente differenti tra loro. Spetta al lettore decidere.

Il bello de La ragazza dello Sputnik è che pur avendo una trama abbastanza banale e lineare riesce a trasmettere delle sensazioni ben precise, forti senza necessariamente doversi immedesimare troppo nei protagonisti e con uno stile molto fluido nonostante a tratti la focalizzazione cambia con un espediente letterario, alla ricerca della verità sulla vicenda. Deduco quindi che la fama di Murakami non è poi così tanto immeritata, poiché riesce a trattare delle tematiche come la solitudine, lo scopo della propria vita, l’amore verso qualcuno senza appesantire la vicenda narrata ma lasciando nel lettore delle sensazioni e delle domande. Inoltre quando l’intreccio vira a tratti verso una dimensione onirica, il tema del sogno risulta pienamente integrato nella trama, nel percorso interiore dei protagonisti senza però sfociare mai nel soprannaturale o nei soliti cliché.

Chi può distinguere il mare da ciò che vi si riflette? O dire dove finisce la pioggia e comincia la malinconia?

Per concludere, nonostante all’inizio non mi sia particolarmente piaciuto nonostante la copertina accattivante, ritengo che sia un libro interessante con una storia narrata in modo sublime che alla fine lascia la voglia di comprare un altro dell’autore per reimmergersi nelle stesse atmosfere.

Voto: 8,5 /10

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Forse, più che le mie abilità, farei prima a elencare le cose che non so fare. Non so cucinare, nè fare pulizie. Non so tenere in ordine, e ho la tendenza a perdere le cose. Amo la musica ma sono stonata. Per le attività manuali sono negata, non so neanche piantare un chiodo. Il mio senso dell’orientamento è un disastro, e confondo regolarmente destra e sinistra. Ho la tendenza, quando mi arrabbio, a fare a pezzi tutto quello che trovo. Piatti, matite, sveglie. Dopo me ne pento, ma sul momento non riesco assolutamente a controllarmi. Non ho una lira da parte. Sono timida senza ragione, e non ho quasi amici.