Rendere Smart la casa: buon senso e domotica per tutti

Recentemente si sente sempre di più parlare di Domotica e di tutti gli aspetti che ne derivano come Assistenti vocali, Smart Home e Internet of Thing. Se nel passato le automazioni casalinghe erano costosi impianti derivati dai film di fantascienza che solo i ricchi possedevano, oggi finalmente il trend si sta invertendo. Anche nelle più grandi catene di elettronica è possibile acquistare a prezzi spesso contenuti un dispositivo intelligente.

Ma è davvero utile spendere tanti soldi per rendere la propria casa più smart?

Nì. Partendo da questo quesito, è impossibile non ammettere oggettivamente che accendere la luce con la voce non sia una funzionalità imprescindibile per una casa. Si può benissimo vivere senza; ma allo stesso tempo, avere una casa smart modifica e migliora enormemente le nostre abitudini poichè apre numerosi scenari di applicazione e semplifica notevolmente molte azioni quotidiane. Perciò senza la domotica si vive bene lo stesso, ma una volta che ci si abitua non si può farne a meno.

Budget basso e tecnologia spesso non vanno proprio a braccetto; perciò, la parola chiave per raggiungere l’obbiettivo è “gradualmente”. Iniziare dall’indispensabile e poi aggiungere dopo del tempo ulteriori dispositivi, così da ampliare l’esperienza.

Un Google Home Mini da solo serve a poco. L'ideale è farlo interagire con altri dispositiv smart nella stanza, creando delle routine o una serie di azioni combinate. Ecco che a quel punto l'acquisto inizia ad avere un senso.

Quindi, da cosa iniziare?

Le strade sono due: comprare uno speaker con assistente vocale (attualmente in Italia la scelta varia da un dispositivo Amazon Echo con Alexa o un Google Home con Google Assistant) oppure dei punti luce smart con lampadine, controller led Wifi oppure prese smart. Però bisogna essere consapevoli che l’uno senza l’altro è perfettamente inutile.

Avere un’assistente vocale sarà anche bello e interessante, ma se non interagisce con l’ambiente circostante serve a poco o a nulla; dopo i primi giorni in cui si provano le funzioni cadrà nel dimenticatoio. Discorso molto simile per una o più lampadine smart: se per spegnere la luce è necessario aprire un’app sullo smartphone, l’utilizzo sarà molto occasionale e non giustificherà l’acquisto. Secondo me è necessario partire dal binomio Assistente-Illuminazione poiché l’utilità di uno è strettamente legata all’altra. Se ad esempio prima di andare a dormire basta dare la buonanotte all’assistente e le luci di tutta la casa si spengono, allora tutto inizia ad avere un senso; se per spegnere le luci è necessario prendere lo smartphone, magari in carica collegato su qualche scrivania, in cucina o spento, e poi utilizzare normalmente l’interruttore, allora perde un po' il senso.

L’ecosistema è la chiave di tutto

Riassumendo, all’inizio può sembrare una spesa inutile, quasi un giochino, acquistare uno smart speaker o anche una semplice lampadina. Ma nel momento in cui si inizia a creare un ecosistema, anche solo di pochi elementi ben collocati (un esempio può essere la camera da letto con due lampadine smart o semplicemente una presa smart attaccata al comodino e un Google Home Mini) si può iniziare ad apprezzare bene e ad inserire quasi naturalmente l’utilizzo nella vita di tutti i giorni.

Naturalmente sostituire ogni lampadina, ogni faretto e ogni presa è pura follia a livello economico. Senza contare che se non si utilizzano dispositivi con tecnologia ZigBee si rischia di congestionare il router e perdere prestazioni. Come in tutte le cose ci vuole buon senso e un pizzico d’ingegno e capacità di adattare al meglio ogni stanza in relazione alle nostre esigenze. Ad esempio, non ha molto senso collocare lampadine RGB in particolari ambienti come la zona cottura; esistono anche lampadine smart semplicemente dimmerabili oppure i Sonoff, piccoli relè a cui collegare i cavi dell’impianto tradizionale per adeguare la parte cablata con la parte intelligente. Inoltre, è possibile rendere smart un elettrodomestico già in casa senza dover spendere cifre esorbitati; un esempio banale può essere una presa smart collegata al comodino o addirittura alla moka elettrica! O semplicemente sostituendo il controller dei led con uno WiFi per pochi euro (come questo).

L'evoluzione naturale è l'avere più assistenti vocali collocati in punti strategici, come ad esempio uno in camera da letto e uno in soggiorno, così da gestire i dispositivi smart collocati in quell'ambiente. Oltre naturalmente alla magia della musica multi-room. Nella foto: Google Home Mini, Yeelight Smart Bulb e prese smart Teckin.

Assistenti vocali, illuminazione smart, prese intelligenti, e poi? Ogni giorno escono fuori nuovi prodotti capaci di interagire con la propria abitazione, ma secondo me quelli essenziali, da aggiungere a quanto detto precedentemente, sono: la Chromecast che permette di rendere smart anche la TV più vecchia che si possiede e il Termostato Smart, che consente di abbattere sensibilmente i consumi e di migliorare il comfort climatico in relazione agli spostamenti giornalieri. Per chi si vuole spingere ancora oltre, basta un po' di tempo, un po' di curiosità e un Raspberry Pi e un Arduino e con un po' di impegno è possibile costruire il dispositivo più adatto, su misura alle nostre esigenze.

Smart o Domotica?

Per concludere, la domotica non è più un tabù. Semplicemente, è cambiato il punto di vista dell’utilizzatore: da un concetto di casa predisposta per essere intelligente si è progressivamente passati (grazie alle tecnologie wireless) alla modularità, piccoli dispositivi intelligenti che interagiscono in un ecosistema. Non si parla più esplicitamente di domotica, ma di Smart House o più banalmente di dispositivi intelligenti.

(Pubblicato originariamente su gcsworld nel 2019)